Parco delle Gole della Breggia

Corte del Mulino del Ghitello

Il progetto di sistemazione della corte del Mulino del Ghitello si inserisce nel più vasto programma di riqualifica del parco delle Gole della Breggia. Oltre alla corte sono già stati realizzati interventi di restauro del muro sul quale sono collocate le tre ruote idrauliche che azionano le macine, la sistemazione del soprastante terrazzo (impermeabilizzazione e nuova pavimentazione in legno di robinia) e la costruzione di parapetti per la messa in sicurezza dello spazio esterno. La corte del mulino era lo spazio nel quale venivano effettuate le manovre di carico e scarico dei cereali che venivano macinati per produrre farina; questo spazio rappresenta oggi il portale sud, spazio dal quale si può iniziare una delle visite al parco delle Gole della Breggia. Prima degli interventi di sistemazione la corte versava in cattive condizioni e richiedeva il completamento della pavimentazione.

 

Il progetto della sistemazione della corte si è posto l’obiettivo di combinare diversi elementi: testimonianze dei processi di produzione agricola e vestigia del patrimonio culturale e naturalistico, utilizzando elementi storici e materiali che caratterizzano la geologia del parco. Per tematizzare il disegno del pavimento sono state utilizzate quattro antiche macine abbandonate appartenenti al Mulino Bernasconi, distrutto dal cantiere per la costruzione dell’ex-cementificio SACEBA. Le due più grandi sono costituite da una pietra denominata “Molassa” (conglomerato sedimentario clastico). Si tratta di una coppia composta da una macina detta “dormiente”, poiché giaceva immobile sotto l’altra detta “ballerina”, che invece ruotava attorno al proprio asse, macinando i chicchi dei cereali per trasformarli in farina. C’è poi anche una macina più piccola, di pietra scura e compatta, probabilmente ricavata da un masso erratico. È stata posata di fronte alla porta d’entrata del mulino. Sulla sua superficie sono ben visibili delle gemme di granato che le conferivano un particolare potere abrasivo. Le soglie dell’edificio sono state realizzate riusando lastre in granito che fungevano da balaustre dell’antico ponte del Ghitello. La coppia di macine in molassa (dormente e ballerina) sono state posizionate in punti significaivi dello spazio della corte: la “dormente” di fronte alla stretta apertura nel muro che serviva al mugnaio per scendere a controllare le ruote con le pale a immersione che azionavano il frantoio e la “ballerina” al centro della corte. Una quarta macina, denominata welcome (benvenuto), è stata posizionata all’entrata della corte, ad accogliere i visitatori. Le tre macine grandi (welcome, dormiente e ballerina) organizzano il disegno della parte orizzontale della corte.

 

Per la pavimentazione, insieme alle macine, sono stati utilizzati dei sedimenti che caratterizzano il paesaggio geologico del parco (la Maiolica Lombarda e il Rosso ad Aptici, raccolti durante la messa in sicurezza dei sentieri) combinati con altre pietre che erano già posate all’interno della corte (sassi tondi di fiume, detti “boccette”, e lastre quadrangolari in calcare siliceo probabilmente cavato a Salorino). La Maiolica Lombarda, anche soprannominata Biancone, è una pietra estremante significativa poiché costituisce l’ingrediente principale per la produzione del cemento. L’insediamento dell’industria cementizia nella parte bassa del parco è infatti dovuta alla presenza di uno spesso affioramento di Biancone. Si tratta di una pietra sedimentaria che contiene un elevato tenore di carbonato di calcio originato dai resti di antichi organismi monocellulari marini. Di fronte all’entrata del mulino è stata posata una pietra di Maiolica che include una vena di selce con all’interno ben visibile un fossile.

Le pietre sono state posate in strisce parallele bianche e rosse. Dai centri delle macine prendono origine dei raggi bianchi che collegano i principali punti della corte. È stata anche posata una fontana, ricavata da una pietra rossa sulla superficie della quale sono stati incisi dei tagli paralleli. L’acqua potabile defluisce dalla fontana colando attraverso i tagli, evocando gli strati della sedimentazione rocciosa erosi dal fiume. L’accesso dal portone è stato evidenziato con pavimentazione di colore rosso, il disegno è organizzato dalle tre macine maggiori, l’area è denominata red carpet (tappeto rosso). Al suo interno sono posate grandi pietre rosse disposte in modo da evocare un grande e immaginario fossile marino.

E. Sassi – maggio 2018

Foto di Alberto Canepa

Foto di Enrico Sassi

Foto di Enrico Sassi

Foto di Marcelo Villada Ortiz

ARCHITETTO

Enrico Sassi (1965) architetto. Svolge attività professionale e didattica. Coordinatore del”Laboratorio Ticino” USI Academia di architettura, Mendrisio. Già docente di “Progetto Urbano” presso l’Accademia di architettura di Mendrisio; dal 1998 è redattore nella rivista svizzera di architettura e urbanistica “archi”. È titolare di uno studio di progettazione a Lugano.

Scheda tecnica – lavori corte

Committente: Fondazione Parco delle Gole della Breggia
Architetto: Enrico Sassi
Selciatore: LS Pavimentazioni SA
Lavori in legno: Eco 2000 SA
Elettricista: Nicola Petraglio
Idraulico: Giuseppe Stanganello
Marmista: GiMar Graniti e Marmi Sagl Superficie: 166 m2
Costo: 60’000 chf
Inizio progetto: 2017
Realizzazione: 2018

Scheda tecnica – lavori esterni

Capomastro: Impresa Barella (recupero muro)
Fabbro: Carlo Nessi (parapetti)
Giardiniere: Olimpio Vidal
Lattoniere: Fratelli Colombo Sagl
Lavori in legno: Eco 2000 SA
Lavori in cemento: Gaffuri Giovanni & CO SA